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Il Regno di Ludopolis - Atto 1 - Capitolo 3: L'incontro con l'oppresso

Pubblicato8 mesi fa
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Il sole era alto nel cielo di Ludopolis, ma nella piazza centrale la luce sembrava farsi strada con difficoltà tra le strette vie che vi convergevano. Gyf, ancora abbagliato dallo splendore e dalla novità di questo mondo, non poteva fare a meno di sentirsi un estraneo, un viaggiatore in terra incognita. La piazza brulicava di vita e di colori, artisti di strada che esibivano trucchi magici con carte e dadi, bambini che ridevano inseguendo pezzi di puzzle volanti.

Eppure, sotto questa vivace superficie, Gyf avvertiva una tensione sottile, un senso di oppressione che sembrava soffocare l'aria stessa. Non ebbe molto tempo per riflettere su queste sensazioni, poiché un trambusto improvviso attirò la sua attenzione.

Dall'altro lato della piazza, un gruppo di Guardie dei Giochi faceva irruzione con una brutalità inaspettata, spingendo la folla per raggiungere un vecchio uomo che Gyf aveva notato solo pochi momenti prima. Il vecchio, un fabbricante di puzzle secondo le voci che correvano tra i presenti, tentava di proteggere con il proprio corpo una scatola di legno finemente intagliata, evidentemente il frutto del suo lavoro illegale.

Le guardie, con le loro divise scure e i volti coperti da maschere inquietanti, erano figure minacciose, simboli viventi del potere assoluto del Re Monopolius. Senza esitazione, afferrarono il vecchio, strappandogli la scatola dalle mani fragili, mentre lui gridava suppliche inascoltate.

Gyf, spinto da un impulso improvviso, si fece avanti. "Lasciatelo stare!" esclamò, la voce più forte di quanto avesse previsto. Tutti gli occhi si volsero verso di lui, compresi quelli freddi e calcolatori delle guardie.

Una di esse si avvicinò a Gyf, il passo pesante riecheggiante sul selciato. "E tu chi saresti, straniero? Un altro sovversivo che osa sfidare le leggi del nostro re?"

Gyf sentì il cuore battere all'impazzata. Non aveva un piano, non aveva una strategia, ma qualcosa dentro di lui rifiutava di restare in silenzio, di girare lo sguardo dall'ingiustizia che si stava consumando davanti ai suoi occhi.

"Questi giochi," iniziò Gyf, la voce tremante ma decisa, "sono l'espressione dell'ingegno e della creatività del vostro popolo. Come potete permettere che vengano distrutti così, senza un pensiero per il cuore e l'anima che vi sono stati infusi?"

Le guardie risero, un suono duro e privo di gioia. "Le leggi del re non sono in discussione," replicò quella che sembrava essere il loro capo. "Questo vecchio ha infranto il decreto e pagherà il prezzo. Quanto a te, straniero, sarebbe meglio che tu imparassi a tenere a freno la tua lingua, se non vuoi condividere il suo destino."

Mentre il vecchio veniva trascinato via, Gyf si sentì impotente, sopraffatto dalla rabbia e dalla frustrazione. Tuttavia, l'incidente aveva acceso in lui una determinazione nuova. Non poteva permettere che il terrore e l'oppressione regnassero indisturbati. Doveva fare qualcosa, ma cosa?

La risposta a questa domanda non era chiara, ma Gyf sapeva di non essere solo. Guardando intorno, vide nei volti della folla la stessa rabbia, lo stesso desiderio di cambiamento. In quel momento, comprese che la sua battaglia non era solo contro Monopolius, ma per il cuore e l'anima di Ludopolis.

Mentre il sole iniziava a calare, tingendo la piazza di toni arancioni e rosa, Gyf si fece una promessa: avrebbe trovato un modo per liberare Ludopolis dall'oppressione del Re Monopolius. Ma come avrebbe potuto un semplice ragazzo, armato solo di coraggio e di un dado magico, sfidare il potere consolidato di un tiranno?

La risposta a questa domanda sarebbe arrivata presto, in modi che Gyf non poteva ancora immaginare. E mentre la notte avvolgeva Ludopolis, un senso di avventura e di pericolo incombeva all'orizzonte, promettendo sfide e rivelazioni che avrebbero messo alla prova Gyf e i suoi nuovi amici fino al limite delle loro capacità.

La storia di Gyf era appena cominciata, e Ludopolis non sarebbe mai stata la stessa.

CONTINUA…

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