Il Regno di Ludopolis - Atto 1 - Capitolo 5: La Profezia del Giocatore
La luce dell'alba penetrava a fatica tra le spesse cortine di velluto della sala riunioni dei Ribelli dei Giochi, gettando un bagliore dorato sui volti preoccupati ma determinati dei suoi membri. Gyf, seduto in mezzo a loro, sentiva il peso di ogni sguardo posarsi su di lui, come se potesse leggere nei loro occhi la speranza e la paura che li animavano.
Il Maestro Meeple, con un gesto solenne, srotolò un antico rotolo di pergamena, le sue mani tremanti svelando la delicatezza del documento. "Questa," annunciò con voce profonda, "è la Profezia del Giocatore, tramandata da generazioni di giocatori di Ludopolis, custodi del vero spirito del gioco."
Gyf ascoltava, il cuore in gola, mentre Meeple leggeva le parole scritte nella lingua arcaica di Ludopolis, traducendole per i presenti. La profezia parlava di un "giocatore straniero", venuto da un mondo lontano, che avrebbe portato equilibrio nel regno, sfidando il tiranno che aveva soffocato la creatività e la libertà con il suo gioco senza fine.
"Tu, Gyf," concluse Meeple, posando gli occhi sul giovane, "sei il giocatore di cui parla la profezia. Il destino di Ludopolis è nelle tue mani."
Un silenzio carico di significato riempì la stanza. Gyf sentì il suo cuore battere all'impazzata. Lui, un eroe di una profezia antica? Era difficile da credere, eppure, in fondo al suo cuore, una voce gli sussurrava che era vero. Che era stato portato a Ludopolis per una ragione.
"Sono solo un ragazzo," protestò Gyf, la voce incerta. "Come posso io, da solo, rovesciare Monopolius e portare equilibrio in tutto il regno?"
Meeple si avvicinò, posando una mano sulla spalla di Gyf. "Non sarai solo, hai noi, i Ribelli dei Giochi, al tuo fianco. Insieme, possiamo realizzare la profezia."
I giorni seguenti, Gyf, sotto la guida di Meeple e degli altri Ribelli, iniziò a studiare le antiche leggende di Ludopolis, a comprendere la profondità e la complessità dei giochi che avevano formato il tessuto sociale del regno prima dell'ascesa di Monopolius. Imparò le strategie di resistenza, le tattiche di guerriglia ludica, e l'arte di ispirare il coraggio nel cuore degli oppressi.
Ma più di tutto, Gyf imparò a credere in sé stesso, a vedere oltre la sua precedente sfortuna e ad accettare il suo ruolo nel destino di Ludopolis. La profezia del giocatore straniero non era più un fardello pesante da portare, ma una fonte di forza, un richiamo all'azione che risuonava profondo nella sua anima.
Una notte, Gyf si trovò a vagare solo per le strade di Ludopolis, osservando i cittadini che, nonostante l'oppressione, trovavano ancora modi per giocare, per ridere, per sognare. E fu in quel momento che comprese veramente la posta in gioco: non stava lottando solo per rovesciare un tiranno, ma per restituire alla gente di Ludopolis il loro diritto più fondamentale – il diritto di giocare, di immaginare, di essere liberi.
Ma mentre Gyf si ritirava nella penombra, una figura oscura lo osservava da lontano, i suoi piani malvagi già in moto. Gyf sarebbe riuscito a realizzare la profezia e a liberare Ludopolis? O sarebbe caduto nelle insidie tese dal suo nemico più astuto?
La battaglia per Ludopolis stava per iniziare, e nulla sarebbe stato più lo stesso.