Un viaggio nei giochi horror
Cosa viene in mente quando pensiamo ad un horror? Beh dipende! In ambito letterario, narrativo o cinematografico, in genere questa parola viene associata alla volontà di trasmettere in una persona delle sensazioni di tensione, orrore, spavento… tutte emozioni molto tranquille e rilassanti insomma!
Ma quando vogliamo riportare queste emozioni in un gioco da tavolo? E’ possibile? Anche qui la cosa dipende da tanti fattori. Quando si tratta il tema horror a livello ludico, si cerca di far divertire i giocatori, cercando di mantenere un clima di tensione e di mistero. Per chi ha già una certa esperienza nei giochi da tavolo, non può non ricordare un grande classico come “Brivido”, dove ogni giocatore interpreta un ragazzino che, muovendosi su una plancia a forma di casa dell’orrore, grazie all’uso di un dado a forma di freccia, cercherà di spostare la propria pedina sul tabellone; lo scopo è quello di riuscire ad arrivare alla fine del percorso per sigillare il malefico teschio dello spettro della casa, che proverà in ogni modo ad impedire ciò, muovendo pezzi dello scenario e spaventando i nostri piccoli eroi. Un altro vecchio classico dove la tensione viene rappresentata dallo scorrere inesorabile del tempo è “Atmosfear”, dove i giocatori devono arrivare al centro di un tabellone prima dello scadere del tempo, che veniva scandito da una vecchia VHS. Se si guarda bene, questi giochi sono tutte rivisitazioni del vecchio gioco dell’oca con quella piccola punta di emozione che emula, anche se in modo molto approssimativo, il tema horror.
E i giochi di adesso? Come abbiamo potuto già trattare in un nostro vecchio articolo dedicato, la maggior parte dei giochi a tema horror presenti sul mercato fanno leva sulla cooperazione tra i vari giocatori. Uno dei filoni maggiormente sviluppato è quello di stampo “lovecraftiano”, ispirati ai racconti di H. P. Lovecraft. Questi giochi creano dinamiche basate sulla cooperazione dei giocatori contro il nemico comune che è il gioco stesso. Un esempio? “Cthulhu Death May Die”.
I giocatori vestono i panni di investigatori dell’occulto, intenti a fermare un rituale di evocazione di un Grande Antico. Ad inizio partita avviene la fase di preparazione: i giocatori ricevono una propria plancia personale con i dati dell’investigatore; il setup iniziale, una delle caratteristiche più evidenti, cambia a seconda di come i giocatori lo vogliono comporre. Nella scatola base ci sono 2 mazzi di carte per due antichi diversi e poi altri 6 mazzi che compongono 6 episodi differenti. I giocatori scelgono un antico e un episodio qualsiasi, compongono il mazzo e giocano con quella composizione: questa particolare caratteristica fa sì che anche il setup del tabellone, le miniature in gioco e gli obbiettivi di missione siano tutti diversi ad ogni partita. Ogni giocatore ha poi a disposizione varie azioni da compiere, come ad esempio muoversi, attaccare dei nemici, scambiare oggetti con altri giocatori e altre ancora. Il gioco si propone principalmente di mantenere un senso di tensione e di corsa contro il tempo, poiché il risveglio del grande antico sarà più veloce di quanto si possa pensare. Come ogni buon titolo tematico di questo ramo narrativo, in Cthulhu Death May Die è facilissimo morire o vedere impazzire il proprio personaggio quando perde troppa sanità mentale. Il titolo potrebbe non avere troppa attrazione su giocatori che non amano o non conoscono l’universo Lovecraftiano e i suoi racconti horror, spaventati anche dalla grande scatola, ma il suo regolamento chiaro, breve e spiegato molto bene lo rendono un titolo fruibile anche per loro. Un altro dei motivi per cui “Cthulhu Death May Die” è più appetibile rispetto ad altri giochi simili è il fatto che, a differenza dei racconti canonici di Lovecraft, dove i protagonisti finiscono sempre per fuggire dal male o di morire nel mero tentativo di sopravvivere, lo scopo ultimo sta proprio nel combattere il grande antico una volta che questi compare in gioco, cosa che sarebbe del tutto inutile nella stragrande maggioranza di altri titoli simili.
Sempre di genere horror, ma di altro stampo narrativo, troviamo invece “Monster Slaughter”, un gioco uscito qualche anno fa da una campagna di Kickstarter, che riprende un po' il vecchio stile dei film horror anni 80. Monster Slaughter è un gioco competitivo in cui i giocatori sono chiamati ad impersonare una famiglia di mostri (padre, madre e figlio) intente a farsi la guerra tra di loro, mentre cercano di assaltare una casa nel bosco, al cui interno si sono barricati dei sopravvissuti. Il gioco si presenta subito con una particolarità molto creativa e immersiva, ovvero la plancia di gioco. Dove si trova? Molto semplicemente sul retro della scatola del gioco stesso! Con l’aggiunta di alcuni componenti si ha la forma finale del tabellone: una vera e propria casa nel bosco in 3 dimensioni, con tanto di porte e pareti; l’aggiunta di altre plance più piccole compone poi gli spazi all’aperto.
Una volta settato il gioco ogni giocatore sceglie una famiglia di mostri (Lupi Mannari, Mummie, Zombie…), la sequenza di necrologi (ogni giocatore segna la sequenza in cui vuole uccidere le sue vittime) e infine una vittima “preferita”. Quando si è in famiglia, si fa tutto in famiglia e infatti da lì parte il gioco: a turno i giocatori faranno una serie di azioni per ciascun membro della propria famiglia di mostri e cercheranno di sfondare le porte della casa per poter attaccare le povere vittime inermi. Lo scopo finale dei giocatori non sarà solo quello di ammazzare questi personaggi, ma sarà soprattutto quello di ottenere più punti vittoria entro la fine della notte, quest’ultima scandita da una porzione di plancia dove viene spostato un segnalino a forma di luna piena. Il set up è lungo per i tanti componenti e fustelle e anche durante la partita il livello di tensione ne risente un po’ ma il tema lo rende attraente, soprattutto per i cari e vecchi amanti dell’”Armata delle Tenebre” e film simili.
Un titolo molto particolare che esalta la parte narrativa dell’horror intesa proprio in senso letterario è “Betrayal Legacy”. Una piccola premessa: il titolo in esame appartiene ad una famiglia di giochi molto particolari definiti appunto legacy. Cos’è un “gioco legacy”? Questa categoria si propone di far immergere i giocatori in una serie di campagne o episodi già predefiniti, come se stessero leggendo un librogame o stessero giocando ad un videogioco single player e per cui ora vengono utilizzate le app da scaricare sul cellulare. Di fatto i titoli legacy funzionano perché danno la possibilità di far vivere un’esperienza molto immersiva per i giocatori, ma che una volta giunta a conclusione, non può più esser rigiocata.
In Betrayal Legacy, i nostri giocatori devono impersonare delle famiglie molto facoltose, che col passare degli anni si sono contese l’esplorazione di una villa infestata da fantasmi e spiriti; il gioco è diviso in 13 capitoli, ognuno dei quali racconta le vicende delle famiglie in un dato periodo temporale. Mano a mano che i nostri giocatori esplorano la villa, trovano oggetti e assistono a casi di misticismo, dove possono rischiare anche di morire. Una peculiarità del gioco è proprio il fatto che i giocatori che in un dato periodo temporale muoiono, possono rinascere come fantasmi nelle decadi successive per poter infastidire o cercare di uccidere i componenti delle altre famiglie in gioco. I giocatori inoltre possono formare alleanze tra di loro e possono anche tradirsi a vicenda per raggiungere il proprio obiettivo. Questo titolo è adatto a chi preferisce un approccio più narrativo al genere horror; la componente legacy non è per tutti, ma in questo caso il gioco offre un’esperienza veramente importante, che merita di essere vissuta come se fossimo dentro ad un film.
Ed a proposito di film, non dimentichiamoci che il genere horror ha un peso molto importante nella cinematografia mondiale, generando dei veri e propri fenomeni che, in particolare dagli anni 70 e fino ad oggi, si sono posti come dei capisaldi intoccabili. Pensiamo ad esempio agli zombie: quanti film sono usciti per questa sottocategoria horror? E di certo l’argomento non poteva mancare anche nel panorama dei giochi da tavolo. Un esempio calzante di giochi a tema zombie, è “Zombicide La notte dei morti viventi”, con chiari riferimenti ai vecchi film di Romero. Questo titolo mescola le dinamiche e le meccaniche del Zombicide originale riferendosi all’ambientazione del film, rendendolo un gioco più splatter e divertente. In questo gioco puramente cooperativo i giocatori vestono i panni dei protagonisti stessi del film e devono cercare di sopravvivere alle orde di zombie che cercano di mangiarsi i loro appetitosi cervelli. Ogni giocatore ha una scheda personaggio associata ad una miniatura, segnalini delle ferite e oggetti di partenza. Durante la partita i giocatori possono esplorare le varie ambientazioni rappresentate anche nel film; possono salire di livello come in tutti gli altri Zombicide ma hanno delle modifiche nelle regole, con un regolamento specifico per questa edizione. Un esempio è la modalità “Romero”: mentre negli altri Zombicide il progresso dei personaggi è sempre in crescita, in questo gioco possono anche regredire nel caso i giocatori trovino dei parenti del personaggio, trasformati in zombie. I giocatori devono quindi girare la scheda del personaggio e cambiare miniatura e questo può avvenire molteplici volte anche nel corso di una singola partita.
Sempre dello stesso filone ma questa volta ispirato al panorama videoludico è “Resident Evil 2”.
Come è chiaro, il gioco in questione è ispirato al secondo capitolo di una delle saghe di videogiochi più famose del mondo. Nata negli anni 90, ai tempi della prima playstation, Resident Evil racconta gli esperimenti scientifici, di dubbia moralità ed etica, della Umbrella Corporation, una società biotecnologica. Durante alcuni di questi esperimenti, qualcosa non va per il verso giusto ed un virus molto potente viene rilasciato nel mondo, trasformando di fatto gli esseri umani in zombie. Se il primo capitolo era ambientato in una enorme villa sita in una radura di un bosco, nel secondo capitolo siamo in una intera città, Racoon City ed è proprio qui che i nostri giocatori saranno messi alla prova. Ciascun giocatore interpreta uno dei quattro personaggi canonici del videogioco in una serie di 10 scenari predefiniti dove lo scopo è differente per ciascun scenario. I nostri eroi devono farsi strada evitando tutti i pericoli che vi si annidano, cercare di non morire per mano di mostri e zombie vari, esplorare le stanze alla ricerca di equipaggiamenti o di oggetti utili per la prosecuzione della campagna e tante altre cose. A differenza del titolo precedentemente trattato, questo è un vero e proprio survival: le munizioni sono contate e difficili da reperire; non vi è un avanzamento di livello dei personaggi che quindi rimarranno sempre uguali per tutta la durata della partita; non c’è il lusso di dilungarsi troppo perché il tempo sarà scandito da un mazzo di carte, il mazzo tensione. Una volta esaurito si determinerà la fine della partita, a meno che non si abbiano da parte dei segnalini macchina da scrivere che, come nel videogioco, permette ai giocatori di rimescolare il mazzo per poter andare avanti nel gioco. Resident Evil 2 è un gioco di trasposizione, che cerca di essere il più fedele possibile al videogioco da cui è tratto. Le atmosfere sono rimaste le stesse: toni lugubri e momenti in cui gli zombie compaiono improvvisamente di fronte al giocatore in modo da creare “lo spavento”. E’ il tipico gioco che fa affiorare i ricordi dei primi videogiochi su Playstation, cresciuto poi con le generazioni successive che ne apprezzeranno il tema.
Zombie, mostri, assassini: il mondo dell’horror è ricco di personaggi e protagonisti che si possono adattare a tante situazioni diverse. Da appassionato di Lovecraft sceglierò sempre il grande Cthulhu, il grande essere anfibio, ma questo filone è davvero ricco di tante opzioni, per tutti i gusti e per tutti i mostri.