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Come creare un gruppo di giocatori?

Pubblicato2 anni fa Di
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Sottotitolo: “Come convincere il vostro gruppo di amici ad abbandonare lo scopone scientifico per giocare a Imperial Struggle”.

La solitudine del primo giocatore

Vi proponiamo spesso giochi.
Le ultime novità, ristampe di grandi successi oppure divisi per categoria.
Magari avete l’acquolina in bocca e avete già il carrello pieno.
Il che, in realtà potremmo dirlo per ovvie e ciniche ragioni, non è male.
Un proverbio pugliese dice “Stip ca trov”.
Più o meno significa: metti da parte che non si sa mai, poi torna utile.
Può essere però che dobbiate passare spesso il piumino cattura-polvere sulla vostra libreria perché non trovate la compagnia giusta.
Avete mai pensato a coltivare la compagnia giusta anziché cercarla?
Nel seguito dell’articolo un pezzo di vita vissuta, fattaci pervenire da un nostro lettore.

Guerra-abello.organizer

Come entrai nella Tana del Bianconiglio

[...] Era un novembre come tanti quando mi recai al Lucca Comics.
Come accade spesso nella vita, non ti rechi di proposito agli appuntamento col destino.
Accompagnavo un amico interessato ai fumetti.
Lasciai quindi al bar gli amici a giocare a briscola a 5, che data la mia assenza poterono organizzare solo partite a scopone, per spezzare la routine di quelle giornate.

Non la sto a fare lunga.
Non avendo grande interesse verso i fumetti, feci qualche giro nei padiglioni dedicati ai giochi.
Premesso che il mio massimo era il Monopoli per Natale, non sapevo cosa potesse aspettarmi.
Saranno stati i dimostratori, o le dimostratrici, ma tornai a casa con una scatola.
La Guerra dell’Anello.
Del resto era lì, apparecchiato con tutte le miniature e io da poco avevo finito di leggere il Signore degli Anelli, che all’epoca non aveva la notorietà odierna.
Nel viaggio di ritorno assaporavo già l’idea di giocarlo con gli amici.

Una profonda delusione

Arrivato a casa proposi agli amici entusiasta lo scatolone preso a Lucca.
Il clima che si creò attorno al tavolo non era quello che speravo.
Un gruppo di ragazzi che giocava una dietro l’altro partite a briscola, quasi da automi, fra una birra e l’altra, non aveva voglia di mettersi al pezzo per tre ore e leggersi decine di pagine di regolamento.
La Guerra dell’Anello rimase lì, all’epoca nella libreria, fra i libri di scuola.

Arrivarci un passo alla volta

In effetti l’errore fu mio.
Non potevo pretendere un salto "culturale" di questo livello da un momento all’altro.
D'altra parte non potevo lasciare perdere.
Quel primo acquisto mi aveva fatto venire il pallino per i giochi da tavolo ed ero deciso a giocare tanto quanto il mio tempo libero mi permetteva di farlo.
C’era solo un problema: non avevo amici con cui giocare.
Rimaneva un tentativo da fare: giocare con le loro stesse…carte.

Avalon

I giochi di carte! Perché non ci avevo pensato prima!

Un po’ come Robinson con Venerdì, dovevo civilizzare il gruppo dei miei sodali.
Se amavano i giochi di carte, perché non partire proprio da un gioco simile?
Se conoscete la briscola a cinque, saprete come si tratti di un gioco a ruoli nascosti, anche di bluff.
Notti di spasmodiche ricerche sul web mi fecero pensare a Saboteur.
Saboteur aveva tutto quello che cercavo. Era breve, a ruoli nascosti con il tavolo diviso in due squadre: i nani minatori e i nani sabotatori.
Come nel gioco di carte di cui erano patito il mio gruppo, neppure qua, fino alla fine, si conoscevano con esattezza le squadre.
Le partite sono inoltre molto brevi e una difficoltà dichiarata su BGG di 1.3 mi rendeva ottimista.
Un po’ sulla stessa linea, settimane dopo, proposi The Resistance: Avalon.
Anche questo gioco, come quello degli operosi nani, aveva molte caratteristiche in comune con la briscola a cinque.
Anche qui BGG mi mise una mano su una spalla; “Anche quegli australopitechi dei tuoi amici comprenderanno un gioco con difficoltà minore di 2”

Il momento di alzare l’asticella: fare leva sull’infanzia

Come Prometeo, avevo portato la scoperta del fuoco nella cerchia dei miei amici.
Ma, si sa, il fuoco va alimentato.
Era forse il momento di passare a qualcosa di più appetitoso.
Proporre un gioco collaborativo poteva essere azzardato, a prescindere dalla difficoltà.
Chi è abituato a giocare a giochi mainstream si stranisce se dopo mezz’ora, un’ora di gioco, non esce fuori un vincitore o, almeno, un gruppo di vincitori.
Ora, accadeva che, sporadicamente un po’ come il transito di Venere, i ragazzi giocassero a Monopoli o Risiko.
Erano eventi possibili verso Natale o nelle sere d’estate dove, modificando ad libitum il regolamento, martoriavano giochi da incrinati non riuscendo spesso a vederne la fine.
Capii che da lì dovevo partire.

machi-koro

Giochi per chi è affascinato dalla speculazione

Come rimpiazzo del Monopoli avrei potuto proporre Machi Koro.
Come nel classico gioco di alberghi e case, che vanta di essere il più odiato dai “giocatori professionisti”, anche in Machi Koro si acquistano edifici, che a loro volta producono denaro per comprare altri edifici.
Ma non volevo sbagliare. Andai sul più classico di tutti gli introduttivi, I Coloni di Catan.
Come disse poi una mia amica, mesi dopo, “oh…sennò torniamo alla tombola”.
In Catan c’è un elemento aleatorio, come nei giochi di carte, ma la casualità può essere tenuta a bada da un po’ di ragionamento e, per dirla professionalmente, risk management.

8-minuti-imperoAmate le battaglie? Ok, ma togliamo i dadi

L’altro fianco da attaccare era quello di Risiko.
Volevano la strategia? Volevano territori? E io glieli davo.
8 Minuti per un Impero.
Ok, più astratto delle battaglie tra carri armatini, ma gli ingredienti c’erano tutti: non più dadi per conquistare territori, ma maggioranza di cubetti.
In questo modo avevo introdotto anche una meccanica già più evoluta che apriva la strada a un mondo di giochi nuovi. 
The King is Dead, e il gioco che si impolverava nel frattempo, condividono la stessa meccanica.
In realtà, a dirla tutta, questi titoli sono un po’ aristocratici per chi è abituato al panino con la porchetta.
Zombicide era in una teca di vetro pronta per essere frantumata e per mettere sul tavolo un gioco molto più “generalista”.
Considerando che molti del mio gruppo hanno trascorso l’infanzia negli Anni 80, avevano maturato qualche esperienza con Hero Quest, almeno per sentito dire e ancora più sporadicamente di Risiko.
Non erano quindi digiuni  a muovere una pedina e ammazzare mostri, nella fattispecie zombie.
(Per chi ama i wargame, c’è un articolo dedicato NdR).

Agricola

L’arrivo dei german: coi classici non si sbaglia mai

Ormai gli avevo tirati dentro.
Oddio, avevo servito loro un antipasto, abbondante anche, ma non serviva avere chissà che stomaco per digerirli
A un certo punto toccava andare avanti.
Fu così che presentai ai miei amici, neo-giocatori da tavolo, il ragazzone tedesco per antonomasia.
Rosenberg.
E quando si dice Rosenberg cosa si dice?
Ebbene sì. Agricola.
Lo ammetto il passo dai giochi appena proposti a un german necessita una bella gamba.
Le ultime versioni sono però meno asettiche della prima.
I meeple risorsa, soprattutto la prima volta, incuriosiscono e fanno avvicinare alla scatola che li contiene.
Alla fine Agricola alza la difficoltà, ma è molto sequenziale.
Il piazzamento lavoratori è intuitivo: poggio la pedina, faccio l’azione.
Poco importa se nelle prime partite i poveri contadini moriranno di fame.
Così infatti accadde e, con questo battesimo del fuoco, i miei amici erano a tutti gli effetti dei giocatori.
Da lì in poi il limite era solo il cielo.

Alta-Tensione

Giocammo mai a La Guerra dell'Anello?

In realtà no.
Perché, voglio dire, se un gioco ad un gruppo non va non va.
Non è che siamo qua a bussare alla porta a fare per forza proseliti o a far ingoiare a forza il piatto del giorno.
Più come fanno vedere in TV in certi programmi, siamo noi a dover trovare l’abito giusto per la sposa (che poi in quel caso immagino si mettano d’accordo prima, soprattutto quando si portano dietro mamma e suocera).
Intuì che i giochi a tema economico erano sempre ben accolti.
E allora ecco in tavola un gioco di ragioneria pura: Alta Tensione.
A volte, poi, un po’ come nella canzone di Gino Paoli, il gruppo al bar si affievoliva. 
Venne così l’occasione per giocare a Twilight Struggle.
Se giocate a un gioco in due, potete osare di più.
Potete infatti spendere qualche minuto durante la partita per spiegare il cavillo del caso senza che parta una raffica di sbadigli.
Inoltre accudire un bambino è più facile che gestire una scolaresca in gita.

through-the-ages

La morale della storia

Se questo sia il percorso universale non lo so.
Molti passano per giochi completamente diversi, come Dixit o Nome in Codice.
Oppure propongono altri classici, come Puerto Rico come approdo al Nuovo Mondo.
Io so solo che per domani sera abbiamo organizzato per Through The Ages.

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