Isole inospitali
Non proprio un manuale di sopravvivenza. Nemmeno una lista di giochi da tavolo survival.
Però pare che ci sia una sorta, non tanto di ambientazione quanto di situazione, a cui gli autori spesso si ispirano.
L’articolo di oggi vi suggerisce quale gioco acquistare se volete scappare da un’isola.
L’ambientazione principe di questa situazione è legata al mito di Atlantide.
In passato ha ispirato libri, film e videogiochi.
Indiana Jones è il fato di Atlantide è stata una delle migliori avventure grafiche della storia, la cui trama ci avrebbe evitato tutta quella brutta storia del Teschio di Cristallo.
Comunque l’articolo di oggi non tratta solo i titoli con questa ambientazione, ma tutti quelli in cui, per un motivo o per l’altro, si vuole abbandonare un’isola.
Un compito a casa: esplorare il link fra Atlantide e Santorini.
L’esplosione dell’isola
Il motivo principale per abbandonare un’isola è perché questa sta per esplodere.
Uno dei meccanismi che gli autori adottano è quello in cui non si conosce l’esatto numero di turni che andremo a giocare.
Se ci va bene potremo solo avere qualche avvisaglia che l’isola sta per morire, ma non per certo quando il vulcano andrà esplodendo mangiandosi tutta l’isola.
Un gioco del passato con una nuova veste
Il nonno di The Island, almeno in Italia, è “Si salvi chi può”, pubblicato a ilo tempore da Editrice Giochi.
Nuova veste grafica, da età dell’oro dei giochi da tavolo, ma stessa giocabilità.
Se vogliamo dirla tutta, il personaggio sulla scatola di The Island secondo noi è Guybrush Threepwood, che sta tornando anche lui alla ribalta con una versione restaurata di Monkey Island.
Tornando sul gioco da tavolo, The Island ha tutti quegli elementi che citiamo nell’introduzione.
Troviamo un isolotto centrale con un vulcano e un set di meeple per ciascun giocatore che cerca di scappare.
Ad ogni turno parte dell’isola viene sommersa dalle acque e quindi dovrete spingere i vostri isolani verso uno degli spigoli del tabellone.
Potreste andare a nuoto, ma anche in barca, condividendo il natante con meeple avversari.
Soluzione in parte preferibile a farsi il bagno, nonostante la compagnia potrebbe essere ostile. Il mare attorno che circonda l’isola, infatti, è infestato da animali e mostri.
Ultimo nota: non tutti i meeple hanno la stessa dignità.
Salvare alcuni anziché altri, vi darà un punteggio maggiore a fine partita e solo voi sapete quali sono i naufraghi realmente importanti.
Collaborare per un bene comune
The Island è cinico e con un’alta interazione fra i giocatori: quando un avversario farà divorare il vostro meeple a bagno da uno squalo, non la prenderete di certo bene.
Atlantis Rising è invece un collaborativo dove tutti insieme cerchiamo di abbandonare l’isola, ormai eccessivamente sfruttata dai suoi abitanti.
Sarà compito dei giocatori, i personaggi più influenti della società atlantiana, mettere in salvo la popolazione.
Per scappare dall’isola questa volta non ci sarà né bisogno di imbarcarsi né bisogno di buttarsi in mare.
L’ambientazione, per quello che riesce ad arrivare, è più fantasy: l’isola si abbandona attraverso un portale.
Se amate i componenti di pregio, in Atlantis Rising trovate quello che cercate.
Particolare anche il tabellone. È componibile e a forma di stella, con 5 bracci diversi.
L’utilità della modularità è presto detta: in questo piazzamento lavoratori, dove le azioni si risolvono un po’ alla Stone Age, le tessere più succulente sono quelle periferiche.
Sono però tuttavia quelle che l’isola divorerà per prime.
La gestione del rischio è in mano ai giocatori.
Piove anche in Paradiso
Polynesia appartiene alle nuove uscite di Novembre e, con l’articolo di oggi, andiamo a incrementare il pezzo della settimana scorsa dedicato per l’appunto alle novità.
Chi non sogna la Polynesia? Mare stupendo, spiagge e caldo.
Bene…piove anche in Paradiso. Anche qui una capricciosa isola vulcanica fa sì che le varie popolazioni polinesiane debbano abbondare la loro terra natia per esplorare il Sud Pacifico alla ricerca di una nuova abitazione.
Tra l’altro un tema storico, dove Polynesia in qualche modo ripropone le meccaniche che hanno portato alla colonizzazione dei vari arcipelaghi di quella parte di mondo.
Esploreremo dunque nuove rotte che, una volta note, potranno anche essere usate dagli avversari, se porteranno con loro un nostro navigatore.
Un titolo family con lo stesso leitmotiv: trovare una nuova casa prima che esploda tutto.
Rimanere sull’isola nonostante le avversità
Tindaya è un gioco proposto di recente, proprio all’Essen di quest’anno.
Rispetto alle isole precedenti, dove forse Atlantis Rising era un filo più impegnativo, il titolo di Cranio Creations si rivolge ad un pubblico sicuramente più esperto.
Il tema è leggermente diverso da quello visto nei giochi precedenti.
Se nei giochi precedenti i vari cataclismi e dei infuriati ci hanno fatto optare per andarcene, in Tindaya lottiamo per rimanere e far progredire la nostra civiltà.
Tindaya si colloca infatti nel XV secolo nell’arcipelago delle Canarie.
Ci sono due diversi tipi di “nuovi coloni”: le popolazioni pacifiche e i conquistadores.
In più l’isola è abitata da severe divinità che, se non accontentate, invieranno tsunami ed eruzioni.
Starà ai giocatori gestire le tribù indigene, nell’opera di progredire, sostenere la minaccia degli europei ed evitare che le divinità si infurino.
Ci sono due modi per farlo.
Nel gioco collaborativo tutti i giocatori lavoreranno per traguardare l’obiettivo comune, mentre in quella competitiva si andrà a verificare chi di più ha contribuito al benessere della civiltà.
Il criterio di valutazione, per così dire, sarà legato all’efficienza con cui si è lavorato.
Per gli amanti del genere, e sappiamo essere diversi, la modalità cooperativa include anche una variante con traditore.
Non solo isole vulcaniche
Alla fine non è che uno lascia un’isola solo perché viene cacciato da un’eruzione vulcanica.
Oppure, come in Tindaya, non è che lotta per la sopravvivenza nonostante tutto.
Una delle ipotesi per lasciare un’isola potrebbe essere che…ci siete capitati per sbaglio.
Un po’ come il famoso Robinson Crusoe.
Il personaggio nato dalla penna di Defoe ha dato ispirazione all’omonimo titolo di un pluripremiato gioco di Ignacy Trzewiczek che presto tornerà sui nostri tavoli.
Nel frattempo possiamo giocare a un titolo di pari livello, come Venerdì.
Per molto tempo si è attesa la ristampa di quello che per molti è uno dei migliori giochi in solitario.
Solo un mazzo di carte che di volta in volta mostra le difficoltà che lo storico naufrago dovrà affrontare e, allo stesso tempo, mostra le skill che acquisterà dal superamento delle varie prove.
Una meccanica di deckbuilding quindi, che dopo alcuni livelli di sfide, porteranno Robinson a sfidare i pirati che arrivano sull’isola.
La loro sconfitta determinerà il ritorno a casa del nostro beniamino.
Gioco abbastanza difficile da battere e le carte pirata di alcuni giocatori sono ancora intonse.
Ci scusiamo se possiamo sembrare ripetitivi, ma ci sono giochi che davvero sono dei passepartout.
Uno di questi è Hellapagos, un party game che, visto anche il costo, dovrete tenere in una teca di vetro da infrangere all’occorrenza, come gli estintori.
Qui il naufragio è collettivo e tutti insieme dovrete collaborare per lasciare l’isola e sopravvivere durante la permanenza forzata.
Come più volte detto, la collaborazione arriva fino ad un certo punto.
Innanzitutto iniziate a salire sulla zattera e salvarvi prima che arrivi il ciclone, il resto si vedrà.